Un coach vale l’altro? Crediamo proprio di no. Il mercato ha fiutato l’affare, e i professionisti della motivazione sono proliferati, cimentandosi nella gara tra chi propone il metodo più eccentrico, più originale, più innovativo, più “efficace secondo ciò che dicono il clienti”. L’unico punto da tenere in considerazione nella scelta del professionista cui affidarsi, tuttavia, è sempre stato e non può che rimanere la preparazione professionale, la quale non può essere improvvisata, magari con un corso semestrale. Ecco, allora, che è di fondamentale importanza, a prescindere dal metodo utilizzato, che il coach sia anche uno psicologo o, ancora meglio, uno psicoterapeuta. Non è infrequente, infatti, che, ad esempio, la paura di parlare in pubblico non dipenda da timidezza, ma da un disturbo d’ansia o dalla paura di non essere all’altezza, e quindi da vere e proprie patologie. Cosa succederà, dunque, se per superare la paura di parlare in pubblico ci si affida ad un motivatore o ad un esperto di public speaking? Nel migliore dei casi succederà che il professionista, se ha una preparazione molto al di sopra della media, riconoscerà il disturbo ed invierà il cliente ad uno psicoterapeuta, mentre, nel peggiore dei casi, che è anche quello più frequente, succederà che il professionista non si renderà conto dell’esistenza del disturbo, soprattutto se è latente, e, quindi, il suo intervento sarà del tutto inutile, poiché la performance, non essendo eliminato l’ostacolo che la limitava, non migliorerà, o addirittura peggiorativo, poiché il cliente, non vedendo miglioramenti, rafforzerà la sua convinzione di essere incapace. Concludendo, scegliete il coach che più vi ispira fiducia, ma scegliete un coach che sia anche uno psicologo o, preferibilmente, uno psicoterapeuta.