c'è coach e coach...

Un coach vale l’altro? Crediamo proprio di no. Il mercato ha fiutato l’affare, e i professionisti della motivazione sono proliferati, cimentandosi nella gara tra chi propone il metodo più eccentrico, più originale, più innovativo, più “efficace secondo ciò che dicono il clienti”. L’unico punto da tenere in considerazione nella scelta del professionista cui affidarsi, tuttavia, è sempre stato e non può che rimanere la preparazione professionale, la quale non può essere improvvisata, magari con un corso semestrale. Ecco, allora, che è di fondamentale importanza, a prescindere dal metodo utilizzato, che il coach sia anche uno psicologo o, ancora meglio, uno psicoterapeuta. Non è infrequente, infatti, che, ad esempio, la paura di parlare in pubblico non dipenda da timidezza, ma da un disturbo d’ansia o dalla paura di non essere all’altezza, e quindi da vere e proprie patologie. Cosa succederà, dunque, se per superare la paura di parlare in pubblico ci si affida ad un motivatore o ad un esperto di public speaking? Nel migliore dei casi succederà che il professionista, se ha una preparazione molto al di sopra della media, riconoscerà il disturbo ed invierà il cliente ad uno psicoterapeuta, mentre, nel peggiore dei casi, che è anche quello più frequente, succederà che il professionista non si renderà conto dell’esistenza del disturbo, soprattutto se è latente, e, quindi, il suo intervento sarà del tutto inutile, poiché la performance, non essendo eliminato l’ostacolo che la limitava, non migliorerà, o addirittura peggiorativo, poiché il cliente, non vedendo miglioramenti, rafforzerà la sua convinzione di essere incapace. Concludendo, scegliete il coach che più vi ispira fiducia, ma scegliete un coach che sia anche uno psicologo o, preferibilmente, uno psicoterapeuta.

Il coaching strategico

Il Coaching strategico, pur concordando sull’obiettivo di utilizzare e valorizzare le risorse disponibili, possiede una metodologia estremamente efficace ed originale per sbloccare le eventuali trappole che impediscono il pieno utilizzo delle capacità del soggetto. Il Coach strategico guida la persona o il gruppo a sviluppare nuove prospettive e percezioni della realtà e delle proprie risorse, a vivere esperienze nuove e spesso inaspettate, e, grazie a questo, a sviluppare le capacità necessarie per ottenere più elevati livelli di apprendimento, performance e gratificazione. Da questo punto di vista il coaching strategico è fondamentalmente un percorso di “autosviluppo”, in cui la persona viene guidata a far emergere potenzialità e risorse che potrà poi utilizzare anche in contesti e situazioni differenti rispetto a quelli che hanno fatto emergere la richiesta di quello specifico percorso di coaching. E questo lo rende uno strumento decisamente più potente di altre forme tradizionali di coaching, spesso centrate esclusivamente sul conseguimento di un risultato circoscritto e immediato piuttosto che sullo sviluppo del potenziale della persona. Per far questo il Coach Strategico si concentra esclusivamente sul processo (il “come”) che lo porterà a guidare la persona a sbloccare e sviluppare le proprie risorse, disinteressandosi del contenuto delle risorse e dei blocchi (il “cosa” e il “perché”) su cui dovrà lavorare. In questo modo permette al cliente di poter lavorare su quelli che percepisce essere i suoi limiti o le sue difficoltà senza doverli dichiarare. E questa è un’altra delle caratteristiche più peculiari che differenziano il coaching strategico dai percorsi di coaching tradizionali, che richiedono invece l’esplicitazione, da parte del cliente, del contenuto degli obiettivi e delle difficoltà su cui lavorare.